mercoledì 4 agosto 2010

Plan B (poveri ma belli)

Di che cosa c’è veramente bisogno per fare un buon film? E di quali mezzi un regista dovrebbe disporre per riuscire a raccontare quello che deve raccontare?
Mi è capitato di vedere, in questi ultimi giorni, due film accomunati da... niente, agli antipodi su tutto: soldi, mezzi, trama, cast, genere, lunghezza, intenzioni, intuizioni. E mi sono domandata: chi di questi due registi ha portato il peso più ingombrante? I due film sono Inception di Christopher Nolan e Plan B dello sconosciuto (almeno a me, sino ad ora) regista argentino Marco Berger. Avrà fatto più fatica il primo a gestire una super-mega produzione con il terrore di non riuscire a recuperare i soldi spesi per fare il film o il secondo per trovare il denaro e riuscire – semplicemente – a farlo, il film? Non saprei dirvi, però una cosa è sicura: non starò certo qui a parlarvi di Inception. E non perché non mi sia piaciuto, l’ho trovato pure interessante, ma quanti fiumi di inchiostro sono già stati spesi su quest’opera? E invece questo povero (ma bellissimo) film argentino nemmeno lo avete sentito nominare, probabilmente. Ma niente paura: la vostra Zazie è qui per questo.

L’idea di partenza di Plan B è piuttosto semplice, e anche un pochino assurda: Bruno, un trentenne di Buenos Aires, viene lasciato dalla sua compagna, Laura, che si mette con un altro ragazzo, Pablo. Bruno la vorrebbe riconquistare, ma lei è categorica: anche se, qualche volta, loro vanno ancora a letto insieme, lei preferisce di gran lunga restare con Pablo. Basandosi sul racconto fatto da un'amica, secondo la quale Pablo avrebbe avuto in passato una storia con un ragazzo, Bruno concepisce il famoso “piano B”: ovvero partire alla conquista di Pablo per distruggere la coppia che lui forma con Laura e potersi finalmente rimettere con lei. Ovviamente, le cose non vanno come dovrebbero. Nel suo piano diabolico, infatti, Bruno non aveva tenuto conto di un piccolo dettaglio: quello di poter essere lui ad innamorarsi sul serio di Pablo.

Plan B è un film che conquista a poco a poco, sequenza dopo sequenza. Fatto di nulla: pochissimi (e poveri) ambienti, pochissimi personaggi, pochissimi avvenimenti, è in realtà un film ricchissimo di gesti, sfumature e dialoghi. Inizia con un tono scanzonato, un po’ da bravata, per poi stemperarsi in scene via via più profonde, silenziose, quasi cupe, che fanno da sfondo ad una presa di coscienza piuttosto sconvolgente. In questo senso, l’inserimento ad intervalli regolari di immagini fisse con un rumore sordo in sottofondo, insinua da subito il dubbio che la realtà dei fatti sia molto più complessa ed inquietante di quanto si possa credere. Impreparato a quanto gli sta accadendo, Bruno ha reazioni più da ragazzino alle soglie della pubertà che non da adulto, e del resto l’amicizia tra i due uomini è basata su un cameratismo simile a quello di due pre-adolescenti: “Ricordi quando avevi 12 anni e ti fermavi a dormire a casa di un compagno di scuola e stavi a parlare con lui tutta la notte? Era bellissimo, no?” dice Pablo a Bruno con aria sognante, e Bruno rincara la dose: “Se fossi un gioco, che gioco saresti?”. Forse questo ripescare nella loro prima gioventù è per entrambi una tappa obbligata, di partenza, per riuscire a spiegarsi, ognuno nei propri tempi e modi, quello che stanno vivendo. Tutte queste sottigliezze, questi momenti essenziali ma fuggevoli, non esisterebbero senza i due straordinari attori principali, che portano sulle loro facce e nei loro gesti l'intero film. Si chiamano Manuel Vignau e Lucas Ferraro, e non so se siano famosi in Argentina, ma dovrebbero esserlo.
Si esce da questo film con un senso di libertà accecante, gioiosa, sincera. E con la convinzione che, forse, per fare un buon film, basti veramente poco. O meglio, basti una cosa sola, ma in dose abbondante: il talento.

8 commenti:

  1. sono tornato in italia da ormai quasi un mese, e solo ieri ho avuto la forza di mandare la raccomandata per rescindere il contratto della mia carta UGC illimité... difficile vivere senza. anche perché in italia - ovunque tu sia, ma al sud normalmente un po' di più - è praticamente impossibile vedere anche solo la metà di ciò che esce a Parigi (bastino il forum des images, i cinema di rue champollion e l'mk2 bibliothèque, senza neanche considerare il lavoro di ricerca della cinémathèque). ci si può consolare pensando che è Parigi ad essere un'eccezione mondiale, o siamo proprio messi male?

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  2. Eh, capo, lo so, per i cinefili è dura la vita là fuori (e intendo con là fuori tutto quello che non è Parigi). In effetti, io non ho mai visto una programmazione cosi incredibile in nessun'altra città al mondo. Concordi? Il primo anno che vivevo qui, avevo una specie di stress da "troppe possibilità". C'è da diventare matti. Non riesco ad immaginare un "dopo", lo ammetto.

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  3. quanti desideri nascono leggendo il tuo blog... Ho visto il tralier di questo film, e che voglia di vederlo! Ma non succederà, a meno di non poterlo vedere in DVD... Il tuo destino, Francesca, è proprio Paris... Il cinema non delude mai.

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  4. Sarà che ero più giovane, ma devo dirti che il mio più grande periodo cinéphile l'ho passato a Madrid, 8 anni fa. Ero in erasmus (e quindi avevo molto più tempo) e frequentavo quasi ogni giorno il cine doré, sala di proiezione della filmoteca española. Il biglietto costava € 1,10, l'abbonamento a 10 film € 10,20. Retrospettive sulla nouvelle vague, william wyler, powell e pressburger, pasolini, kubrick, e così via. Tutto ovviamente in lingua originale, con la cura che una filmoteca può metterci e la gradevolezza di una programmazione più da Forum des Images che da Cinémathèque, se capisci ciò che intendo. In 10 mesi di vita madrileña avrò visto tra i 150 e i 170 film circa. E bisognava fare la coda la sera prima per prendere i biglietti dei film più in voga: c'era tutta una pratica da cine doré (fatta di abitudini, persone che la frequentavano e così via) che non ho mai ritrovato da nessun'altra parte, neanche a Paris. Se passi da Madrid, credo che tu ti possa perdutamente innamorare di quel luogo. Ci sono tornato un paio d'anni fa e l'ho ritrovato identico e fuori dal tempo

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  5. @Flavia: si, hai ragione, il cinema non delude mai. Facciamo cosi: quando esce il DVD in Francia te ne compro una copia e te lo mando. Ok?
    @capo: già mi sono innamorata perdutamente di questo Cine Doré di Madrid... che meraviglia... tocca programmare un week-end spagnolo in autunno! Comunque per essere cinefili, si sa, si dovrebbe essere o studenti, o pensionati, o ricchi nullafacenti.
    Dura la vita...

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  6. Vorrei il parere di Zazie sulla pettinatura di Marion Cotillard in Inception. Roba da rimpiangere un'altra Marion (quella di Happy Days).
    Attendo fiduciosa.

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  7. Anch'io li ho visti entrambi di recente, Inception e Plan B. Confesso di aver fatto un po' fatica a "entrare" nel film (non avevo visto nemmeno un trailer e, dalla lettura della trama, mi aspettavo una commediola un po' all'americana; a un certo punto, sono anche stata lì lì per arrendermi, ma ho tenuto duro e non me ne sono pentita.

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  8. @Lia: in effetti, la pettinatura della Cotillard è la cosa meno riuscita di tutto il film... Hang the hairdresser! Molto meglio quella della Marion di Happy Days!!!
    @Parilienne: si, non è facilissimo "entrare" nel film, ma sono felice che tu abbia pensato che ne valesse la pena.

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